SHADOWS INSIDE
Tutto inizia per caso. Mi trovo in un vecchio villaggio minerario abbandonato nella Sardegna orientale per creare un piccolo documentario.
Una lunga esposizione impostata per uno scatto e non modificata per uno successivo. L'otturatore si apre e, poiché mi aspetto che si chiuda in qualche decimo di secondo, passo davanti all'obiettivo invadendo la composizione.
All'interno della scena, in un modo totalmente imprevisto, si materializza così un profilo indistinto che riesce a riempire il vuoto di una presenza umana che ormai non abita più quel luogo.
Il ricordo è un concetto strettamente collegato al tempo e alla fotografia. Il tempo scorre inesorabile e dietro di sé lascia delle tracce che riescono ad essere ancora visibili. La fotografia è una di queste in quanto ogni immagine appartiene certamente al passato ma è in grado di resistere ad esso perchè il mezzo fotografico, fissando un preciso istante, la consegna all’eternità.
Come nei vecchi album di famiglia, quando si osservano i volti di alcune persone ritratte al loro interno che ormai sono diventate intangibile essenza e che vivono e si rincontrano solo in una dimensione prettamente onirica, non si può fare a meno di ammettere che la malinconia e l’assenza sono le sensazioni predominanti che conferiscono alle immagini una connotazione fortemente nostalgica ed evocativa.
L'ombra, entità impalpabile dai contorni indefiniti e senza un'identità precisa, è dunque una perfetta sintesi capace di contenere al suo interno queste sensazioni e restituire una sorta di concretezza fisica che dia, anche solo illusoriamente, una sensazione di ritorno e di vicinanza.
Così i luoghi abbandonati, carichi di pathos e di testimonianze del passato, non possono essere considerati semplici quinte ma assumono il ruolo di esseri senzienti in quanto custodi di ricordi e spazi che tentano di resistere strenuamente all’usura dei tempi.
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