Roberto Pireddu nasce a Cagliari nel 1984. Fin da piccolo mostra una totale avversione verso la fotografia: odia essere fotografato, odia dover stare immobile di fronte all'obbiettivo, e spera sempre che qualcuno non gli chieda di scattare una foto.
Fino a quando, nel 2012, prende parte a una "deriva urbana" nel centro storico di Cagliari che lo porta a camminare, insieme ad altri compagni di viaggio, per i quartieri storici della città senza una direzione prefissata. Silenziosamente dubbioso sull'esperienza, chiede in prestito una macchina fotografica, butta l'occhio dentro il mirino e finalmente smette di guardarsi i piedi ogni volta che cammina.
Da quel momento la deriva diventa il suo mantra, la strada si trasforma nel suo palcoscenico preferito. La fotografia umanista francese e la "straight photography" americana sono senza dubbio le sue stelle polari. Erwitt, Doisneau, Friedlander, Ronis e Kalvar sono solo alcuni dei suoi miti. Gli esseri umani poi, così meravigliosi nel loro essere inconsapevolmente fotogenici, diventano i suoi soggetti preferiti.
Nel marzo 2014 lascia la Sardegna per trasferirsi a Bologna, dove vive e lavora attualmente. In quasi dieci anni di vita bolognese consuma tante paia di scarpe, macina chilometri, prende aerei e treni per l'Italia e per l'estero, cambia tre volte casa, ma l'accento è sempre lo stesso.
Ha pubblicato su numerosi magazine e quotidiani, ha esposto all’interno dei principali spazi sardi, su piazze italiane e internazionali. Tra gli altri, nel 2015, vince l'International Photography Awards nella sezione "Libri auto-pubblicati", mentre nel 2016, vince il Bifoto Festival.
Non ama particolarmente racchiudere le immagini in categorie ed è convinto che una buona fotografia riesca sempre ad innescare un processo intellettivo nella mente dell'osservatore. Forse a ragione, è stato definito un Gianburrasca di strada ironico e irriverente, perchè in fondo la sua intenzione è semplicemente quella di riuscire a strappare un sorriso a chi guarda le sue fotografie.